L’intervista è tratta dal sito web The Book Standard e liberamente tradotta in italiano dallo staff di Neilgaimania
Neil Gaiman ha creato dei mondi fantastici per decenni e probabilmente in questo momento è uno degli autori più opzionati per adattare i suoi lavori sul grande schermo.
MirrorMask è la sua attuale avventura cinematografica, una produzione di Sony costata 4 milioni di dollari in uscita a fine settembre negli USA. Il film è disegnato e diretto dal collaboratore di sempre Dave McKean che alterna riprese dal vivo con sfondi dipinti dal regista stesso e renderizzati prevalentemente sul suo computer. L’intervista seguente è tratta da una chiacchierata di Gaiman con Gina McIntyre del
The Hollywood Reporter's a proposito della genesi del progetto, dei suoi rapporti con McKean e di quale impatto avranno gli effetti speciali nel futuro delle storie cinematografiche.
THR: Se ho capito bene tu e DaveMcKean avete concepito la storia di
MirrorMask in un posto davvero interessante, vero?
NG: Si è vero. Eravamo nella casa di Jim Henson a Londra. La casa è rimasta immutata dalla morte di Jim, al punto che non potevamo utilizzare la posta elettronica e affini perché sui muri c’erano solamente dei vecchi telefoni! Ma era un buon posto per discutere tra noi l’idea di fare un film. In breve l’idea era molto chiara: fare un film nella tradizione di
Labyrinth e
The Dark Cristal, ovvero un film sufficientemente intelligente per piacere a dei bambini e abbastanza ricco di azione per interessare anche agli adulti.
THR: Il tuo approccio alla scrittura del film è stato diverso rispetto a quello dei tuoi altri progetti?
NG: Normalmente, mi piacerebbe scrivere qualcosa e dare quello che ho scritto a Dave. Il problema era che questa volta non potevo fare così perché solo DaveMcKean sapeva come fare un film come
MirrorMask con 4 milioni di dollari. Io avrei voluto dire a Dave
“Voglio una scena con Helena a scuola” e lui avrebbe detto
“Bene, non puoi avere una scena con Helena a scuola perché ci servirebbero una location per la scuola, almeno dieci bambini, un’insegnante e noi non possiamo affrontare la spesa per tutto questo”. A quel punto avrebbe visto l’espressione sulla mia faccia e detto
“ti dico io cosa, possiamo avere un mondo che si spiegazza come un pezzo di carta e questo potrei farlo per niente”. Dave ha rivoltato completamente le idee esistenti sull’applicazione degli effetti speciali ad un film. Quando Dave assemblò una prima versione del film utilizzando una serie di blue screen e mostrò quello che aveva fatto agli animatori, questi chiesero: “Quanti effetti speciali ci sono?”. Dave rispose “Solo uno ma lungo 80 minuti”. Senza questo, il film non avrebbe potuto essere fatto a causa del budget.
THR: Probabilmente è il primo film in cui gli effetti speciali costano meno delle location.
NG: Attualmente si (ride). A proposito del futuro della cinematografia, sto ultimamente lavorando allo screenplay di
BeoWulf con Robert Zemeckis. E’ una sceneggiatura che originariamente abbiamo scritto come un film d’azione, e improvvisamente lo stiamo girando con la tecnica del
motion-capture. C’è una scena che ho cominciato a scrivere, ho telefonato a Zemeckis e detto
“Stiamo lavorando a questa scena e siamo preoccupati perché potrebbe costare troppo questa gigantesca battaglia coi draghi”. Bob giustamente ha risposto
“Non c’è niente che tu e Roger Avary possiate scrivere che mi costerà più di 1 milione di dollari al minuto a ripresa”. Stiamo parlando di un universo in cui tutto ha lo stesso prezzo, una battaglia di uomini con i draghi o un gruppo di persone che stanno partecipando ad un party.
THR: Per la maggior parte i tuoi lavori sembrano difficili da adattare sul grande schermo, progetti basati sulla serie di Sandman sono stati in lavorazione per anni. Pensi che l’avanzamento della computer grafica possa essere di ausilio per adattare più facilmente queste storie?
NG: Io penso che ho il privilegio di essere probabilmente la prima persona nella storia dell’ Hollywood Reporter che ha avuto una copertina sui progetti irrealizzati da Hollywood. Non è necessariamente una cattiva cosa. Dovresti dare in ogni caso il controllo ai soldi, e così non ci sono persone che vengono da te dicendo
“Perché hai permesso che sia stato fatto così?”. Se come scrittore hai questo potere di dire
“No, non fatelo” e loro vanno via dicendo
“Oh, hai ragione”, non è necessariamente una cattiva cosa. Stavo per dire che la tecnologia non ha cambiato le cose, ma probabilmente lo ha fatto. Ricordo la mia prima gita a Hollywood nel 1990, il soffocato rispetto con cui la parola computer grafica veniva sussurrata –
“Oh, no questo sta per essere realizzato in computer grafica”. Oggi viviamo in un mondo in cui qualsiasi bambino può fare sul suo pc con un software in mezzora quello che nel 1991 costava un milione di dollari e molta fatica.
THR: Dove pensi che si dirigeranno i registi tra pochi anni e oltre?
NG: Penso che saremo condotti presto verso un punto in cui tantissime cose potranno essere realizzate. Ci stiamo muovendo in un mondo in cui l’attuale processo di registrazione è libero ed economico. Mi piacerebbe vedere una profonda democratizzazione dei film, e penso che attualmente siamo al limite prima che questo accada. Penso che il web uniformerà il campo di rappresentazione cinematografica, come del resto sta già facendo, non appena la banda larga diventerà una realtà ancora più internazionale. Se io ora voglio fare un film e fare in modo che la gente lo veda, devo solamente metterlo sul web. Non c’è realmente un modo per fare soldi in questo modo, questo è uno dei casi in cui l’ordine delle cose viene ribaltato. Sono affascinato da persone come Steven Soderbergh, il quale ha detto che rilascerà simultaneamente un film sul web e in DVD. Non so se i tempi per fare una cosa del genere sono maturi, ma questo da il senso di come si possono fare cose come queste o di come i metodi di scoperta cambieranno. Avendo detto questo, non credo che i nuovi metodi di scoperta e fruizione di un film rendano il cinema e i film obsoleti. Io penso che le cose che funzionano probabilmente rimangono tali, il cinema persisterà perché niente può davvero sostituire questa esperienza. La gente predice la morte del cinema almeno dal 1948. E’ risaputo che il cinema doveva sparire perché tutti hanno la tv, perché la gente dovrebbe uscire fuori di casa e vedere un film? La risposta è che anche una tv a largo schermo con un sistema audio quadrifonico non da la stessa esperienza.
THR: Quindi stai dicendo che, così come un romanzo o un fumetto permettono ad uno scrittore diverse possibilità narrative, allo stesso modo ogni altro media offre allo scrittore lo stesso tipo di libertà?
NG: Penso che sia completamente vero. Io penso anche che, cosa che quando accade è fondamentalemente irrilevante, noi abbiamo libertà creativa per due ragioni. La prima ragione è che libri e fumetti hanno sempre avuto il divertente vantaggio di avere un illimitato budget di effetti speciali, ma nessuno li compra perché hanno un budget illimitato di effetti speciali. Essi vengono comprati perché sono delle buone storie. L’altro aspetto della questione è… io ho due figlie. Loro amano i film e amano i DVD. Io vado con loro al cinema e guardo anche i film in TV. L’unica volta che ricordo che entrambe sono rimaste senza fiato per gli effetti speciali è stato lo scorso maggio quando abbiamo visto la Bella e la Bestia di Jena Cocteau del 1947. Quando sono arrivate al punto in cui il padre entra nel castello della bestia e c’è un semplice effetto speciale in cui delle persone mettono le loro braccia in dei buchi sul muro e vengono filmati dal lato opposto, le ragazze sono rimaste a bocca aperta per la magia di quella scena. Io penso che la cosa più importante sia il momento di magia che le persone possano poi ricordare.