Se leggete
I ragazzi di Anansi sperando di ritrovare la cultura mitologica e la simbologia disseminati all’interno delle cupe ambientazioni di American Gods, avete sbagliato romanzo.
Il nuovo romanzo di Gaiman nasce, infatti, dal tentativo dell’autore inglese di scrivere qualcosa che avesse pochi punti di contatto con le opere precedenti (vedi
intervista su neilgaimania) e soprattutto con il romanzo sulle divinità americane vincitore dell’Hugo nel 2002. Dopo il grande successo ottenuto con American Gods, Gaiman ha preferito intrapredere una strada nuova, in cui sperimentare la sua capacità di narrare storie in una veste altra senza l’obbligo di scrivere sempre le stesse opere “alla Gaiman”. Del resto negli anni l’autore inglese ha dimostrato ampiamente la sua ecletticità e il desiderio di sperimentare nuovi generi e nuovi media a servizio delle storie.
I ragazzi di Anansi è proprio un omaggio all’importanza che le storie ricoprono per l’umanità dalla notte dei tempi. In quell’epoca il Dio africano Anansi, già personaggio di American Gods, rubò le storie a Tigre e da allora gli uomini gustarono la delizia della narrazione alterando sempre più la loro selvaggia natura animale. Nonostante questa premessa faccia pensare il contrario, Anansi è l’unico punto di contatto con American Gods.
I ragazzi di Anansi ha infatti come protagonista il figlio del dio africano Anansi, Ciccio Charlie: un uomo nevrotico, insicuro, frustrato, impacciato. Ciccio Charlie si troverà coinvolto suo malgrado in una storia in cui dovrà affrontare la sua dinastia divina, rappresentata dall’incontenibile fratello Ragno, e una serie di personaggi ausiliari molto ben caratterizzati.
I ragazzi di Anansi è una commedia dark. La prima parte del libro è, infatti, molto divertente e Ciccio Charlie è un perfetto personaggio comico. La seconda parte della narrazione ritorna, invece, ad atmosfere più consone allo stile di Gaiman. In questa parte del libro ogni personaggio è coinvolto in eventi che la cui evoluzione potrà essere compresa solamente alla fine quando il lettore assume una visione di insieme della storia. La narrazione è infatti molto ben costruita ed in linea con quanto affermato dall’autore nella prima parte del libro:
“Le storie sono come ragni, con lunghe zampe, e sono come le ragnatele in cui l’uomo finisce aggrovigliato, ma che se le guardi sotto una foglia, nella rugiada del mattino, sembrano tanto belle con quel modo di collegarsi una all’altra strette strette”.
Tuttavia, nonostante la tela tessuta da Gaiman sia ben articolata, alcuni personaggi molto ben caratterizzati e lo stile molto pulito e capace di invogliare alla lettura,
I ragazzi di Anansi è privo dello spessore culturale a cui ci ha abituati lo scrittore inglese. La storia, seppur complicata nel suo dispegarsi, è piuttosto prevedibile e alcune scelte narrative ci sono apparse persino banali e stereotipate.
In definitiva, un buon romanzo (tra l’altro fresco vincitore del Locus Award 2006 nella categoria miglior romanzo fantasy) per una lettura spensierata ma decisamente qualche passo indietro rispetto alla grandiosità di American Gods. La nota più positiva ci è sembrata la vena comica che attraversa la narrazione soprattutto nelle situazioni kafkiane che si trova ad affrontare il povero Ciccio Charlie nella prima parte del libro. L’aspetto più debole è senz’altro la vena commerciale che sembra abbia preso uno scrittore che ha dimostrato ampiamente nel passato di essere capace di realizzare opere di ben altro livello.
Da leggere ma senza attendersi un capolavoro assoluto. Attendiamo commenti!