I leotauri non si usano come cavalcature. Gli uomini li temono. Mostri creati nei millenni perduti dalla stregoneria degli elfi oscuri. Sbuffano e ringhiano, potenti e veloci al galoppo, ma rumorosi e irascibili. Grandi come buoi da soma e feroci come orsi delle montagne.
Nel silenzio della foresta i passi di simili bestie risuonano come tuoni. Per un ragazzino di quattordici anni sarebbe una tragedia incontrarne tre montati da maestosi mezz’orchi grigi. Chiunque, il sangue raggelato, si pietrificherebbe dal terrore, scapperebbe invano, urlando e invocando aiuto.
Il risoluto giovane barbaro, non si mosse finché non li vide bene. Gli occhi color miele delle bestie, quelli rossi degli orchi. Muscoli ipertrofici, tesi, sudati. Armi arrugginite, rozze, irregolari.
L’ascia appesa al cinturone pesava sulla schiena, movimenti lenti e calcolati, lo sguardo fisso sui mostri. La fuga non l’aveva neanche contemplata, la paura… aveva già visto troppo per averne. “Tutto ciò che vive può essere abbattuto”. Un antico insegnamento dei cacciatori, come suo padre.
I mostri scalpitavano, gli orchi sbavavano. Il giovane impugnò l’ascia a due mani e confrontò la lucida lama forgiata dai nani, con quelle pesanti scimitarre di grezzo metallo scuro. Attese immobile in posizione di attacco.
Le foglie si sgretolarono rumorosamente sotto le zampe pesanti delle fiere, fischi disumani sibilarono nell’aria. Un terremoto di zoccoli, una pioggia di bava mortale.
Il ragazzo aspettava. Bastò un attimo. Il primo gli fu quasi addosso. Scartò a destra, perché l’orco era mancino. Un fendente preciso, secco. Le zampe del leotauro si spezzarono, una volò via colorando il viso del barbaro di un rosso vivo. L’altra si piegò in una direzione innaturale. Il muso mostruoso della bestia picchiò duramente contro un masso, il mezzorco rovinò sul terreno perdendo la lama.
Un attimo, neanche il tempo di un sospiro e gli si avventò contro il secondo immondo cavaliere. Di slancio, dalla posizione in cui si trovava il giovane si esibì in un agile giravolta. L’ascia bipenne squarciò il ventre del quadrupede e si piantò sul ginocchio dell’orco. Un altro giro e si trovò di fronte al terzo bestione. Il cavaliere mostrò il fianco del leotauro e si spinse per colpire il ragazzo sul volto con la sua spada informe. La parata fu facile, ma le lame si incagliarono. L’orco sbilanciato, suggerì l’idea. Tirò con tutte le sue forze e il mostro perse l’equilibrio scivolò dal dorso dell’animale ma rimase incastrato in una staffa. Le fauci del leotauro si aprirono per afferrare la testa del ragazzo. Puzzavano di morte. La destra stringeva saldamente l’ascia incagliata, la sinistra si mosse fulminea al coltello da caccia. Un taglio profondo all’angolo di quelle spaventose labbra, poi un altro sopra l’occhio. Il sangue della bestia trasformò il suo viso nell’immagine rossa di un demone infuriato.
La belva impazzita dal dolore scalciò e si allontanò trascinando l’orco sul ruvido terreno della foresta. Un piede fermò la lama del mostro e quello mollò la presa mentre sobbalzava spinto dalla rabbia del leotauro. Appena alzò gli occhi si accorse dei due mezz’orchi che aveva lasciato indietro. Ebbe la prontezza di afferrare le armi ancora incagliate. Le usò così incrociate per parare il primo colpo. La spada grezza si spezzò e un rapido movimento la spinse dritta alla gola dell’orco che si avventava su di lui. Un secondo fendente, dell’orco ferito alla gamba lo costrinse a schivare. Non ebbe la forza di portare le armi con se.
L’orco morto con la lama spezzata nel collo, la sua ascia, si trovavano ai suoi piedi; un altro orco impazzito di rabbia e dolore, zoppicando gli si avvicinava minaccioso. Il giovane approfittò dell’handicap del mostro e gli corse incontro puntando con le mani aperte al polso che reggeva la spada. Lo slanciò basto a farla cadere. Ora il mostro non aveva più il vantaggio dell’arma. Ma solo quello della sua mole. Finirono per terra. Il ragazzo tratteneva a stento con le sue mani i robusti polsi del mezzorco. Sapeva di poter contrastare a lungo la forza del mostro. Una ginocchiata fra le gambe non ebbe molto effetto. Provò a colpire la gamba ferita dell’orco ma dalla sua posizione non riusciva a imprimere ai colpi la potenza necessaria. Mollò un braccio dell’avversario e scagliò un pugno sul suo naso. Sul quel viso deforme, un’espressione obliqua volle esprimere una sprezzante vanità. Le unghia spezzate dell’orco si avventarono sul viso del giovane, procurando dolorosi graffi. La mano libera cercava invano di conficcare le dita negli occhi mostruosi. Finché non ricadde sulle foglie morte. Mentre i denti affondavano nella pelle disgustosa, come unica difesa. Mentre il braccio sinistro cominciava a cedere alla forza soverchiante del mezz’orco. Il barbaro compì un movimento veloce e colpì il sopracciglio del nemico con un oggetto più duro delle sue nocche.
Un sasso gli servì per procurare vero dolore a quella pelle coriacea. Due e tre volte. Finchè l’orco che stava sopra di lui non si alzò sulle gambe malferme e si parò il volto con entrambe le mani.
Un veloce sgambetto e poi a rotolare fino al coltello che prima aveva fatto cadere per raccogliere l’ascia, che adesso stava troppo lontana. Prima che l’orco potesse riprendere l’euilibrio un colpo spietato ferì la sua nuca. Il sangue sgorgò rosso scuro dalla bocca terribile. Poi un altro colpo, ed un altro, e ancora e ancora, poi la testa del mezz’orco si stacco dal collo e il sangue zampillò bagnando le foglie. Un urlo di gloria sgorgò dalla gola del giovane barbaro. Le foglie degli alberi più alti sembrarono tremare.
Recuperò le sue cose e i sacchetti di monete d’oro che gli orchi portavano con sé. I leotauri feriti si stavano divorando a vicenda. Ancora sporco del sangue dei mostri si diresse nel folto della foresta. Ancora un mezz’orco rimaneva. Non si sarebbe fatto sorprendere.
Il lezzo mortale dei mezz’orchi si diffondeva e marciva nelle narici del ragazzo. Non si sarebbe fatto sorprende. Un cespuglio si mosse, delle foglie crepitarono. Una lama nera si avventò dalla destra con forza. Un taglio lieve ad una spalla lo fece arrabbiare. Con un solo movimento afferrò l’ascia senza slacciare la fibbia che la tratteneva. Quella mulinò per l’aria trascinando anche il cinturone. Quando si abbattè sull’orco trovò ferro ad attenderla. Armi di nuovo incagliate. Il coltello appeso alla cintura che era volata via. Il mostro ansimava. Un’altra prova di forza con uno di quegli scherzi della natura. Ma questo aveva brutte ferite. I denti dell’orco cercavano il viso del ragazzo. La destra di lui invece trovò una ferita al fianco del mostro. Si infilò e afferrò una costola. Sangue e urla raggelarono la foresta. Un dito del giovane trovò un’altra ferita sullo zigomo dell’orco. Quello imbestialito agitò le lunghe braccia e allontanò il ragazzo. Poi si portò le mani al fianco. Urlando e ansimando. Il giovane recuperò l’ascia e si avventò sul ventre del mostro. Dita e budella volarono via. Gli orchi non conoscono la paura, quello si avventò digrignando i denti. Il barbaro con un elegante mossa fece scendere un fendente preciso su quella faccia bitorzoluta. Il cranio del mezz’orco si taglio in due all’altezza del naso. I cervello piccolo schizzò fuori con un occhio ancora attaccato.
Un altro urlo di vittoria e poi altri due fendenti per smembrare quel corpo senza vita.
Chi sarebbe passato di la avrebbe dovuto sapere che un guerriero fortissimo e spietato era passato per la foresta!
Non andò così. I briganti che trovarono quello scempio ore dopo cambiarono strada, convinti che i tre mezz’orchi avevano avuto la sfortuna di incontrare un reggimento di paladini dell’imperatore. Si sa che quelli hanno lame magiche e un odio sviscerato verso le creature del male.
Mentre si lavava del sangue degli orchi nudo con l’ascia in mano. Un occhi alle sue cose in riva al ruscello pensava che avrebbe speso qualche moneta per una donna, tutto quel combattere lo aveva esaltato.
Pulito si applicò sabbia e foglie rugose di ortica sulle ferite, bruciava ma sapeva che così sarebbero guarite.
Camminava spavaldo convinto che niente più in quella sterminata foresta poteva essere più terribile di tre mezz’orchi su feroci leotauri…. Si sbagliava….
Ma questa è un’altra storia.