Il coltello aveva un manico d'osso, lucido e nero, e una lama più sottile e affilata di un rasoio. Se ti avesse ferito, avresti potuto non accorgertene, non subito. Il coltello aveva fatto quasi tutto ciò per cui era stato portato in quella casa, la lama era bagnata, e così il manico. Questo è l'incipit de
Il figlio del cimitero (in originale il titolo era un ben più significativo
The Graveyard Book), un'opera che Gaiman, poco dopo averla terminata, ha descritto come
[...] la preferita tra tutte le cose che ho fatto e ne sono orgoglioso, e mi rende felice quando le altre persone la apprezzano come me. Nonostante l'inizio violento, in cui un personaggio misterioso stermina con il suo coltello affilato quasi un'intera famiglia, il romanzo non può essere annoverato nel genere horror e non presenta alcuna scena splatter. Piuttosto,
Il figlio del cimitero è un
romanzo di formazione, in cui il personaggio principale evolve, nel corso della narrazione, dall'infanzia sino alla giovane età adulta in un continuo processo finalizzato alla costruzione della sua irripetibile individualità.
Diversamente dai grandi classici presenti in questa categoria narrativa,
Il figlio del cimitero affronta gli aspetti legati alla crescita del protagonista intingendo gli aspetti più intimistici-psicologici della storia in un'atmosfera fantastica e macabra. La storia, infatti, in un esplicito omaggio a
Il libro della giungla di Rudyard Kipling, narra di un infante che viene adottato dai morti di un cimitero dopo essere riuscito casualmente a sfuggire all'assassino che ha ucciso i suoi genitori e la sorella maggiore. I defunti coniugi Owens, tesi a compassione dal piccolo esserino alle porte del cimitero e con la benedizione della Signora dal cavallo bianco (è così che nel romanzo viene chiamata la Morte), lo accolgono nella loro "famiglia", mentre Silas, uno speciale abitante del cimitero, si offre come tutore del bambino. Egli, infatti, è l'unico che può uscire dal cimitero per procacciare cibo al nuovo arrivato oltre che essere un buon maestro "di vita" e "di morte". Il piccolo "nipotino del cimtero" viene chiamato dai morti
Nobody Owens.
Nobody, per gli amici Bod, non è un bambino come tutti gli altri. La sua permanenza nel cimitero e la vicinanza con i morti gli permette di vedere nell'oscurità e di accedere pian piano ad alcune abilità specifiche di chi sta nell'oltre-tomba quali: la capacità di svanire, di suscitare una raggelante paura sugli umani oltre che l'ovvia possibilità di parlare ed interagire con i defunti. Nel corso della storia Bod affronterà una serie di avventure ambientate sia nel mondo dei morti che in quello dei vivi ed alcuni dei momenti più memorabili del libro sono quelli in cui avviene una interazione tra questi due mondi.
Il libro è composto da otto capitoli in cui il protagonista Bod va progressivamente crescendo. All'inizio del volume Bod è poco più che un neonato, mentre nell'ultimo capitolo è prossimo alla maggiore età. Come frequentemente accade negli scritti di Gaiman, la narrazione è estremamente evocativa e permette di delinare con chiarezza nella mente del lettore i personaggi e le situazioni descritte nel libro. La lettura è avvincente, ogni capitolo introduce una situazione nuova seppur basata sullo stesso sfondo narrativo (ovvero la storia avviata all'inizio del libro con l'assassinio della famiglia di Bod) e scorre piacevole verso l'avventura successiva.
Il ritmo di lettura del libro, nel nostro caso, è stato altalenante: all'inizio la lettura è stata rapida e quasi guidata da un'imperiosa fame di conoscere il prosieguo, ma progressivamente, il timore di giungere troppo presto alla fine, ha ceduto il passo ad un ritmo più blando. Questo fenomeno è segno che i personaggi sono ben caratterizzati, le vicende davvero appassionanti e gli ambienti estremamente efficaci nelle macabre atmosfere descritte. A questo proposito, il libro presenta alcune illustrazioni di Dave McKean che, periodicamente, danno forma ai personaggi e alle situazioni più significative narrate nel testo.
Il libro è, inoltre, soprendendente perché, sebbene potrebbe scegliere la strada più semplice e commerciale fatta di assoluta prevedibilità degli eventi e del classico finale stereotipato, riesce, invece, a proporre quasi sempre uno schema meno scontato e più maturo. Un esempio su tutti è il capitolo finale. Senza inserire degli spoiler, vi basti sapere che il libro non finisce come ci si potrebbe aspettare ma, anzi, prende una strada che testimonia la maturità della scrittura di Neil Gaiman, superando di gran lunga il suo lavoro precedente, quel
I ragazzi di Anansi che non aveva del tutto convinto né la critica né i lettori.
Il libro è stato nelle classifiche dei best-sellers del NewYork Times per più di trenta settimane consecutive ed ha vinto la prestigiosissima
Newbery Medal come libro che si è maggiormente distinto per il contributo apportato nell'ambito della letteratura per bambini. Come spesso accade nella narrativa di Gaiman, il libro è infatti pensato per bambini ma decisamente fruibile anche da un pubblico adulto che ne assaporerà aspetti differenti.
In conclusione, il
Il figlio del cimitero rispetta gran parte delle aspettative di un lettore sulle opere dello scrittore inglese: i personaggi e le vicende sono accattivanti, la scrittura molto fluida, le atmosfere un po' macabre, una storia densa di significati esistenziali. Se avete avuto modo di leggere il capitolo che era stato pubblicato all'interno del
Il cimitero senza lapidi e lo avevate apprezzato, non potete mancare l'acquisto.
Per tutti gli altri, il libro è capace di regalare ore di puro intrattenimento intelligente. Forse non sarà perfetto, alcuni aspetti della vicenda sono svelati in maniera troppo lineare, ma la qualità complessiva è piuttosto alta.
Un'annotazione finale: il libro è già stato opzionato per essere trasformato in un film diretto da Neil Jordan (il regista di
Intervista con il vampiro) e questo ci fa ben sperare sulla qualità della trasposizione.
Buon cimitero a tutti!
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La
recensione del volume a cura di
Fumetti di carta