Ogni professione ha le sue trappole. I dottori, per esempio, sono sempre chiamati per consigli medici gratuiti, gli avvocati per informazioni legali, gli imprenditori di pompe funebri per raccontare quanto interessante deve essere la loro professione e la gente cambia argomento velocemente. E agli scrittori viene chiesto da dove vengano fuori le loro idee.
All’inizio, ho dato alle persone delle risposte non proprio divertenti, eccone una: “Dal Club-dell’Idea-mensile”, ho detto, o “da un piccolo negozio di idee a Bognor Regis”, “da un vecchio libro impolverato pieno di idee nel seminterrato”, o ancora “da Pete Atkins”. (l’ultima è leggeremente esoterica e necessita una piccola spiegazione. Pete Atkins è uno sceneggiatore e romanziere mio amico e noi abbiamo deciso un momento fa che quando chiesto, mi piacerebbe dire che io le prendo da lui e lui direbbe che le prende da me. Questo sembrerebbe dare senso al tempo che ci mettiamo.
Adesso mi sono stancato delle risposte non divertenti, e in questi giorni racconto la verità alla gente:
“Io le creo”, racconto loro, “fuori dalla mia testa”.
Alla gente non piace questa risposta. Non so perché no. Appaiono infelici, come se io tentassi di evitarli velocemente uno dopo l’altro. Come se ci fosse un enorme segreto, e, per ragioni personali, non volessi raccontare loro come faccio.
Ed effettivamente non lo faccio. In primo luogo, io stesso non so realmente da dove vengano le idee, cosa le fa venire, o se un giorno finiranno. In secondo luogo, dubito che chi chiede voglia realmente una lettura di tre ore sul processo creativo. E in terzo luogo, le idee non sono così importanti. Davvero. Tutti ricevono un’idea da un libro, un film, una storia, una serie tv.
Sono ragionevolmente cortese con le persone che mi chiedono da dove prendo le mie idee. Racconto loro, comunque, che ho di gran lunga troppe idee per le cose che faccio, e di gran lunga troppo poco tempo. E auguro loro buona fortuna.
Le idee non sono la cosa più importante. Sono solo una piccola componente del totale. Creare persone credibili che fanno più o meno quello che tu gli comandi è molto difficile. Ed è di gran lunga più difficile del processo del semplice sedersi e mettere una parola dopo l’altra per creare quello che stai cercando di costruire: renderlo nuovo, renderlo interessante.
Ma ancora è la domanda che le persone vogliono sapere. Nel mio caso vogliono anche sapere se prendo le mie idee dai miei sogni. (La risposta è no: i sogni non sono logici. Trascrivete un sogno e vedrete. O meglio, raccontate a qualcuno un sogno importante – “Bene, ero in questa casa che era anche la mia vecchia scuola, e c’era questa nurse e lei era veramente una vecchia strega e poi andava via ma c’era una foglia ed io non potevo guardarla e sapevo che se l’avessi toccata qualcosa di spaventoso sarebbe accaduto...” – e guardate i loro occhi diventare vitrei.) E io non do risposte dirette. Fino ad oggi.
Mia figlia Holly, che ha sette anni (n.d.t. al tempo della stesura di questo testo, oggi dovrebbe averne almeno 20), mi ha convinto ad andare a parlare nella sua classe. La sua insegnante era veramente entusiasta, (“I bambini hanno fatto dei propri libri recentemente, così forse potresti raccontare loro sull’essere uno scrittore professionista. E un sacco di piccole storie. Loro amano le storie”.) ed io ci andai.
Loro seduti sul pavimento, io avevo una sedia, 50 persone di sette anni che mi guardavano fisso. “Quando avevo la vostra età, le persone mi raccontavano di non fare queste cose”. Ho detto loro. “Oggi mi pagano per questo”. Ho parlato per venti minuti, poi mi hanno posto le loro domande.
E sicuramente uno di loro chiese.
“Da dove prendi le tue idee?”
E ho capito che dovevo dare loro una risposta. Loro non erano vecchi abbastanza da conoscere qualcosa bene. Ed è una domanda ragionevole se non te la pongono settimanalmente.
Questo è quello che ho detto loro:
Prendi le tue idee dai sogni ad occhi aperti. Prendi le tue idee dall’essere annoiato. Prendi le tue idee in ogni momento. L’unica differenza tra gli scrittori e l’altra gente è che noi prendiamo nota mentre lo stiamo facendo.
Ricevi un’idea quando fai a te stesso delle semplici domande. La più importante delle domande è semplicemente, Cosa se...?
(“Cosa se vi svegliaste con le ali? Cosa se tua sorella si trasformasse in un topo? Cosa se scoprissi che la tua insegnante stesse pianificando di mangiare uno di voi alla fine dell’anno scolastico – ma tu non sai chi?”)
Un’altra domanda importante è, Se solo...
(“Se solo la vita vera fosse come quella dei musical di Hollywood. Se solo io potessi restringere me stesso sino a diventare piccolo come un bottone. Se solo un fantasma potesse fare i miei compiti”.)
E poi ci sono le altre: Io mi domando (“Io mi domando cosa faccia quando è sola”), e Se questo funzionasse (“Se questo funzionasse al telefono potremmo incominciare a parlare ad ogni altro ed eliminare i mediatori”), e Non sarebbe interessante se (“Non sarebbe interessante se il mondo fosse governato dai gatti?”)…
Queste domande, e domande simili a queste e le domande che essi posero al loro turno (“Bene, se i gatti dominano il mondo, perché non fanno qualcos’altro? E come si sentono a proposito di questo?”) sono uno dei posti possibili da dove vengono le idee.
Un’idea non deve avere una trama, ma essere un posto dove crearne una. Le trame generalmente generano se stesse quando ci si comincia a chiedere quale sia il punto di partenza.
Qualche volta un’idea è una persona (“C’è una persona che vuole conoscere la magia”). Qualche volta è un posto (“C’è un castello alla fine del tempo, che è l’unico posto in cui…”). Qualche volta è un’immagine (“Una donna setaccia una stanza oscura piena di facce vuote”).
Spesso le idee nascono da due cose che vengono messe insieme e che non erano mai state insieme prima. (“Se una persona morsa da un lupo si trasforma in un lupo cosa potrebbe succedere se un pesce fosse morso da un lupo?”)
Tutta la finzione è un processo di immaginazione: qualsiasi cosa tu scriva, in qualsiasi genere o medium, il tuo scopo è di creare cose convincenti, interessanti e nuove.
E quando hai un’idea – che, dopo tutto, è meramente qualcosa da cullare quando sei all’inizio – cosa succede dopo?
Bene, a quel punto scrivi. Metti una parola dopo l’altra finché non è finito, qualunque cosa sia.
Qualche volta non va, o non nel modo che avevate immaginato. Qualche volta non va per niente. Qualche volta la buttate via e ricominciate.
Mi ricordo che, qualche anno fa, mi venne un’idea perfetta per una storia di Sandman. Era su uno spirito maligno che dava le idee a scrittori, artisti e cantanti in cambio di qualche altra cosa delle loro vite. L’ho chiamato “Sex and Violets”.
Mi sembrava una storia onesta, e fu solo quando la cominciai a scrivere che ho scoperto che era come cercare di tenere bene la sabbia: ogni volta che io pensavo di tenerla, ingannava le mia mani e svaniva.
Scrissi a quel tempo:
Ho iniziato questa storia per la seconda volta, adesso, e sono arrivato circa a metà ogni volta, solo per guardarla morire sullo schermo.
Sandman è occasionalmente un fumetto horror. Ma niente che io abbia scritto è rimasto sotto la mia pelle come questa storia che sto abbandonando. E’ l’idea – e l’abilità di metterla giù su carta e trasformarla in storie – che mi rende uno scrittore. Questo significa che non devo svegliarmi presto la mattina e sedermi in un treno con persone che non conosco, andando verso un lavoro che disprezzo.
La mia idea di inferno è un foglio di carta bianco. O uno schermo bianco. Ed io, a stare lì davanti, incapace di pensare una singola cosa che valga, un singolo carattere a cui le persone possano credere, una singola storia che non sia stata ancora raccontata.
Stare dinanzi ad un foglio di carta di bianco.
Per sempre.
Penso di avere scritto all’uscita dall’inferno. Ero disperato e ripresomi dal terrore, e estratto il nocciolo dell’idea, ho creato una storia chiamata Calliope, che spiega, penso in maniera definitiva, da dove gli scrittori prendono le loro idee. E’ in un volume chiamato Le terre del sogno. Potete leggerlo se ne avete voglia. E da qualche parte nella stesura di questa storia, mi sono fermato essendo spaventato dall’idea che stava andando via.
Da dove prendo le mie idee?
Le creo.
Fuori dalla mia mente.
(tradotto liberamente da
www.neilgaiman.com)