“E’ bene che le cose pericolose vengano sbirciate da dietro i divani o da sotto le coperte: bisogna mettersi in posizione tale da poterle guardare, se si vuole, ma senza che loro possano vedere te.”
Casi Violenti è la prima opera che suggella l’incontro tra Gaiman e il genio visivo di Dave McKean. Ancora giovani e pieni di ambizione, i due cominciano con questo lavoro un percorso, visionario e sperimentale, che li condurrà negli anni seguenti a rivoluzionare la storia del fumetto mondiale. Il fumetto comincia in tal modo a proporsi come un media per adulti, contrastando lo stereotipo secondo cui questa forma di comunicazione sarebbe consona solo a contenuti spensierati ed infantili.
In
Casi Violenti, l’infanzia è miniera da cui estrarre il tesoro della memoria; è lì, in quelle storie offuscate, sfocate dalle ricostruzioni e dall’esperienza successiva della vita, che la trama della narrazione si dipana miscelando con talento le verosimili invenzioni alle reminiscenze infantili dell’autore.
Nonostante in alcuni tratti, il giovane Gaiman sembra essere in debito con i suoi maestri (lo Spiegelman di Maus su tutti), l’impatto visivo delle tavole di McKean unito alla grandissima capacità di Neil di raccontare delle storie, fanno di
Casi Violenti un fumetto affascinante, avvincente ed introspettivo. I tempi narrativi spesso si incrociano, si inseguono; alle memorie del piccolo Gaiman fa eco la storia di Al Capone, narrata con riverenza dal fisiatra del famoso gangster al bambino sino al brutale ed irresistibile epilogo.
Alla fine della lettura non si può che pensare: “Grazie per averci invitato”! E non, come il piccolo Neil alle detestate feste di compleanno per bambini, per semplice cordiale educata circostanza…