Odd and the Frost Giants comincia così...
Odd aveva immaginato che il salmone lo avrebbe nutrito per una settimana o più. Ma scoprì che gli orsi, le volpi e persino le aquile, mangiano il salmone, e dar loro da mangiare era il minimo che potesse fare per ringraziarli di essere tornato a casa. Mangiarono finchè il pesce non fu finito del tutto, ma solamente Odd e l’aquila sembravano veramente soddisfatti delle loro porzioni. L’orso e la volpe sembravano entrambi ancora affamati.
“Troverò più cibo domani,” disse Odd. “Dormite ora.”
Gli animali gli diedero retta. Balzò oltre il materasso di paglia e ci salì sopra. Non aveva l’odore di suo padre, realizzò, mentre ci si sedeva sopra sistemando la gruccia contro il muro per sostenerlo al risveglio. Sa solamente di paglia. Odd chiuse gli occhi e si addormentò.
Sognò l’oscurità, lampi, momenti, nulla a cui potesse aggrapparsi, nulla che lo potesse confortare. Poi nel sogno esplose una voce tenebrosa che disse,
“Non è stata colpa mia.”
Una voce più alta, quasi divertita, rispose, “Oh, bene. Ti avevo detto di non far cadere quell’albero. Non mi hai dato ascolto.”
“Avevo fame. Ho sentito l’odore del miele. Non hai idea di come sia, sentire l’odore del miele. Era più buono dell’idromele. Meglio dell’oca arrosto.” E poi, la voce tenebrosa, tanto bassa da far vibrare lo stomaco di Odd, cambiò tono. “Tu, meno di chiunque altro, dovresti permetterti di rimproverare le persone. E’ a causa tua se siamo in questo guaio.”
“Credevo avessimo un accordo. Pensavo che dovessimo evitare di discutere di certi piccoli, insignificanti errori..”
“Lo chiami insignificante questo?”
Ma poi una terza voce, alta e rude, gridò “Silenzio.”
E finalmente ci fu silenzio. Odd si girò. Dalla brace giungeva un bagliore, abbastanza forte per poter vedere fuori dalla capanna, abbastanza per dargli la conferma del fatto che non c’erano altre tre persone assieme a lui. C’erano solo lui e la volpe e l’orso e l’aquila..
Chissà se mangiano le persone, si chiese Odd. Qualsiasi cosa essi siano.
Si sedette sul letto, appoggiato al muro. L’orso e l’aquila lo ignorarono. La volpe gli lanciò un’occhiata con i suoi occhi verdi.
“Tu stavi parlando,” disse Odd.
Gli animali lo guardarono e si scrutarono tra loro. Certamente non risposero “Chi? Noi?” ma lo capiva dalle loro espressioni, dal modo in cui si guardavano.
“Qualcuno ha parlato,” disse Odd. “E non sono stato io. Non c’è nessun altro qui. Ciò significa che siete stati voi. Non c’è niente da discutere.”
“Non stavamo discutendo,” disse l’orso. “Perchè noi non possiamo parlare.” Poi aggiunse, “Oops.”
La volpe e l’aquila lo fulminarono con lo sguardo, e lui si coprì gli occhi con una zampa per la vergogna.
Odd sospirò. “Chi di voi vorrebbe spiegarmi cosa sta succedendo?” disse.
“Nulla,” disse la volpe, con aria intelligente. “Solo alcuni animali parlanti. Niente di cui preoccuparsi. Succede ogni giorno. Domattina saremo fuori dai tuoi pensieri.” (...)
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